Per non dimenticare: Diga del Vajont – Percorso Coronamento
Per non dimenticare: Diga del Vajont – Percorso Coronamento |
Scrivere questo consiglio di viaggio non è molto facile per me e non penso nemmeno sia facile per chiunque si appresti a leggere la storia della più grande catastrofe ambientale e umana avvenuta in Italia e nel mondo. Una tragedia annunciata e che per questo motivo ha tutti i diritti per essere ricordata a partire dalla sua storia e visitando i luoghi dove è avvenuta. Oggi vorrei parlarvi della Catastrofe del Vajont e della possibilità di non dimenticare percorrendo il Coronamento della Diga attraverso le visite guidate organizzate dalla Pro Loco di Erto e Casso, Longarone e il Vajont. Un percorso di storia della memoria che viene magnificamente raccontato dalle Guide Naturaliste.
Geograficamente parlando ci troviamo nella Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e precisamente nella zona delle dolomiti friulane, dove alla fine degli anni ’50, viene suggerito alla azienda privata SADE di utilizzare la stretta forra del fiume del Vajont per creare un bacino artificiale. La realizzazione di una diga, denominata a doppia curvatura, dell’altezza di ben 265 metri è considerata la più alta del mondo. Tantissime sono state le segnalazioni a riguardo di un possibile disastro ma la mancanza di adeguate misure di protezione della popolazione della valle sottostante ne ha reso una catastrofe annunciata. Cattiva gestione del rischio, ottimismo inutile del prima e del dopo ma anche una pessima gestione dell’emergenza, ha portato per decenni un disagio enorme per la popolazione oltre che un tributo di vite umane indescrivibile.
Per non dimenticare: Diga del Vajont |
Visitare il Coronamento della Diga del Vajont per capire cosa esattamente sia successo il 9 ottobre 1963 è stato il mio (il nostro) modo per non dimenticare e insieme lo abbiamo voluto ricordare il giorno della Ricorrenza dei Morti, recandoci appositamente in zona, dove abbiamo potuto prenotare una visita con guida della durata di circa 50 minuti.
Parcheggiare è abbastanza facile, grazie a tre spiazzi non molto distanti dal Centro Visite di cui uno con la presenza di bagni attrezzati e una stradina che scende verso la biglietteria. Entrambi i parcheggi sono a pagamento con un ticket orario e la sosta al bagno costa 50 centesimi a persona. Una scelta discutibile quest’ultima ma la pulizia e l’ambiente ben tenuto devono essere in qualche modo sostenuto.
Diga del Vajont – Percorso Coronamento |
Differente è la questione pagamento biglietto di ingresso che al prezzo di 5 euro (i bambini sotto i 6 anni non pagano), permette di percorrere a piedi il coronamento della diga (andata e ritorno) con l’assistenza e le illustrazioni, fornite da una guida esperta. Un racconto della memoria con l’obiettivo di far conoscere la storia del presente per comprenderne il passato. Capire insieme come una parte del Monte Toc sia collassato a valle provocando una frana di 300 milioni di metri cubi alla velocità di 65 km/ora e nel giro di soli 40 secondi. Immaginare insieme come il movimento di ben 48 milioni di metri cubi di acqua si siano trasformati nella furia cieca di un onda dell’altezza di ben 80 metri che ha investito gli insediamenti attorno e come un ulteriore onda di 170 metri abbia scavalcato la diga, precipitando a valle e cancellandone gli insediamenti sottostanti.
Diga del Vajont: la valle e Longarone |
Longarone, la piccola comunità di agricoltori tradizioni, fu spazzata via dalla seconda onda e con lei la vita di ben 487 bambini e ragazzi sotto i 15 anni. Un tributo di vite umane – in totale se contiamo anche gli operai presenti durante la frana il conteggio è di circa 1917 – troppo alto per una piccola cittadina che della sua valle ne era innamorata e in cui credeva per poter avere una esistenza semplice ma dignitosa. Una comunità che ha dovuto fare i conti non solo con la morte, ma anche con le istituzioni che ne sopravvalutarono il rischio prima e soprattutto dopo la catastrofe.
Una causa penale e una causa civile durata per anni, vengono raccontate dalla Guida Naturalista delle Dolomiti che ci accompagna lungo il Coronamento e che mostrandoci con fotografie, iconografie e il paesaggio di quello che la frana provocò nella zona circostante, ci fa riflettere per non dimenticare.
Per chi vuole approfondire ulteriormente la conoscenza senza fermarsi alla sola Diga, può visitare la cittadina di Casso. La comunità delle Prealpi bellunesi che sorge ad una altezza di circa mille metri e che, è stata miracolosamente risparmiata dalla prima onda di ottanta metri con un conteggio di “solo” due vittime mentre se si vuole scendere a Longarone, nella vallata si può visitare il Museo dedicato alla tragedia che è affianco al Cimitero monumentale di Fortogna a pochi minuti di macchina dal centro abitato.
Il nostro viaggio è proseguito oltre la Diga del Vajont e con sensazioni uniche che, ad oggi che scrivo mi stringono lo stomaco in una morsa di dolore.
La guida cartacea, che viene fornita durante la visita, consiglia di non intraprendere il percorso se si soffre di vertigini o di attacchi di panico ma nonostante non soffra nè dell’uno nè dell’altro, per un attimo ho avuto la sensazione di barcollare. Non è stata l’altezza o il camminamento sospeso ma il dolore provato per le millenovecento vittime che si potevano evitare e che sono state sacrificate per uno scopo subdolo come l’arricchimento di denaro.Prima di lasciarvi e salutarvi, vi consiglio di visitare il sito ufficiale Parco Dolomiti Friulane dove potrete trovare ogni informazione oltre che le date in cui è aperto il Centro Visite, in quanto durante il periodo invernale viene chiuso ai visitatori.
La guida cartacea, che viene fornita durante la visita, consiglia di non intraprendere il percorso se si soffre di vertigini o di attacchi di panico ma nonostante non soffra nè dell’uno nè dell’altro, per un attimo ho avuto la sensazione di barcollare. Non è stata l’altezza o il camminamento sospeso ma il dolore provato per le millenovecento vittime che si potevano evitare e che sono state sacrificate per uno scopo subdolo come l’arricchimento di denaro.Prima di lasciarvi e salutarvi, vi consiglio di visitare il sito ufficiale Parco Dolomiti Friulane dove potrete trovare ogni informazione oltre che le date in cui è aperto il Centro Visite, in quanto durante il periodo invernale viene chiuso ai visitatori.
Alla prossima
Sabrina, Davide, Ciopi e Pippo